Il magnate russo Roman Abramovich è tornato sulla scena pubblica dopo il presunto avvelenamento. Ma perché è così importante?
Negli ultimi giorni, aveva circolato insistentemente la notizia legata all’avvelenamento dell’oligarca russo Roman Abramovich. Ex proprietario della squadra di calcio londinese del Chelsea, si era parlato di un suo malore mentre si trovava in volo sul suo aereo privato. La sua figura è ora fondamentale per i rapporti diplomatici e i negoziati tra Russia ed Ucraina, e il fatto che fosse scomparso dai radar negli ultimi tempi preoccupava moltissimo i leader europei.
L’apparizione in pubblico dell’oligarca
Dopo pochi giorni rispetto alla notizia del suo avvelenamento, Abramovich è tornato ad apparire in pubblico. Nella giornata di oggi, 30 marzo, il magnate è apparso nel salone di Palazzo Dolmabahce, ad Istanbul, Turchia. In mattinata, infatti, l’oligarca russo ha avuto un meeting con il presidente turco Tayyip Erdogan. L’ex presidente del Chelsea, stando a quanto sembra dalle immagini, appare sereno e tranquillo. Non vi sono alcuni segni di avvelenamento sul suo corpo. Eppure, questo non può smentire la notizia circolata negli ultimi giorni sulle sue condizioni di salute.
Il ruolo del magnate russo nei negoziati
Il portavoce ufficiale del Cremlino, Dmitry Peskov, ha smentito prontamente la notizia del presunto avvelenamento di Abramovich. Peskov ha infatti dichiarato che l’avvelenamento non è mai accaduto, asserendo che la notizia girata in rete fosse una bufala. Rimane, in ogni caso, il ruolo cruciale di Roman Abramovich nei negoziati. Sia la Russia che l’Ucraina ritiene che la figura di Abramovich sia fondamentale per le relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
Mentre il rapporto positivo tra il magnate russo e il leader del Cremlino Putin era già noto ai media e al pubblico, sorprende l’amicizia tra l’oligarca e il presidente ucraino Zelensky. I due, infatti, hanno entrambi radici ebraiche. A conferma dei buoni rapporti tra i due, Zelensky ha chiesto a Biden di escludere Roman Abramovich dalle sanzioni imposte agli oligarchi russi.